Una storia avvincente di velocità, sfide e tradimenti, girata dal vero, con la partecipazione dei grandi gladiatori delle corse dell’epoca. Un film leggendario, perduto per 60 anni e finalmente restaurato, grazie a sostenitori e appassionati da ogni parte del mondo.

Qualche anno prima del suo più grande successo, “La Grande Olimpiade”, documentario candidato all’oscar nel ’61, Romolo Marcellini gira “I fidanzati della morte”. Un film di finzione, stavolta. Una storia di amore, rivalità e passione, nel popolarissimo mondo del motociclismo. Una finzione ambientata dal vero, però, durante le più importanti corse motociclistiche, come la leggendaria Milano-Taranto e il Motomondiale a Monza, prima del gran ritiro di Guzzi, Gilera e Mondial, Con in più immagini filmate rarissime della galleria del vento e degli stabilimenti Moto Guzzi di Mandello del Lario. “I fidanzati della morte è un film che già da qualche anno desideravo girare, e finalmente ce l’ho fatta. (…) Con quest’opera voglio rendere un servizio al motociclismo ed allo sport del motore, attenendomi rigorosamente alla realtà già di per sé emozionante delle competizioni motociclistiche”. Tutto così vero da avere coinvolto molti dei più grandi piloti degli anni ’50 nelle riprese: Geoff Duke, Libero Liberati, Bill Lomas, Enrico Lorenzetti, Reg Armstrong, Stanley Woods, Dickie Dale, Ken Kavanagh, Bruno Francisci, Pierre Monneret, Walter Zeller, Thomas Campell, Albino Milani.

Nonostante una distribuzione e un cast internazionali (accanto a Sylva Koscina e Rik Battaglia ci sono Hans Albers alla sua ultima apparizione, Gustavo Rojo e Margit Nünke) dopo il ’57 “I fidanzati” scompare per quasi 60 anni. Rimane però nella memoria, solleticando la fantasia di generazioni di appassionati di motori. Oggi viene riproposto dalla Rodaggio Film dopo il restauro, realizzato grazie a un’operazione di crowdfunding con migliaia di sostenitori e centinaia di donatori da 22 Paesi diversi. La Rodaggio Film ha potuto contare anche sull’aiuto di testimonial come Giacomo Agostini, Paul d’Orleans, Roberto Totti, Melissa Holbrook Pierson, Paolo Sormani, Livio Lodi, Roberto Parodi, oltre che sulla collaborazione della federazione Motociclistica Italiana e di motoclub da ogni parte del mondo.

Cosa rende unico questo film, ancora oggi? Il 1957 è l’anno spartiacque nella storia delle due ruote: le maggiori case motociclistiche italiane – Guzzi, Gilera e Mondial – all’apice di successi e innovazioni a livello mondiale, si ritirano dalle competizioni internazionali. Inoltre dopo la tragedia della Mille Miglia, vengono vietate le seguitissime gare su strada: Marcellini filma perciò l’ultima epica Milano-Taranto, una gara tanto pericolosa quanto simbolica nel suo unire nord e sud a colpi di benzina e modernità. Anche le meravigliose e ingovernabili carene a campana verranno messe al bando dalla FIM, di lì a poco, nel 1958.

“I fidanzati della morte” fotografa, a colori e in Totalscope, sia un momento irripetibile della storia industriale italiana, che un leggendario canto del cigno della storia del motociclismo. Fosse stato girato due anni dopo, o due anni prima, questo film non avrebbe lo stesso valore.

Il film è nuovamente disponibile per l’acquisto, per la prima volta dopo 60 anni, in una preziosa edizione da collezione arricchita delle illustrazioni originali di Lorenzo Eroticolor, all’interno di un cofanetto che comprende dvd con sottotitoli in 5 lingue,  contenuti speciali (tra i quali l’intervista al 9 volte campione del mondo Carlo Ubbiali) e un libro con contributi firmati da Luigi Rivola, Giulio Gori, Paolo Sormani e Arturo Rizzoli.

La trama. Il motociclista Carlo Benni (Rik Battaglia), vincitore di alcune gare, in dissidio col direttore tecnico ing. Angelini, lascia la casa di produzione “Zetavu” (che ricorda senza troppi misteri la Guzzi vittoriosa di quegli anni) e passa alle dipendenze del proprio suocero Lorenzo, rappresentante di un’altra casa, la piccola e promettente “Fulgor”. Carlo si infatua di Lucia (Sylva Koscina), la figlia dell’ex principale, e la passione gli fa abbandonare la moglie, ex stella del “muro della morte”, e il suocero. La relazione con la giovane finisce però poco prima dell’inizio della Milano-Taranto. In seguito ad un pauroso incidente nell’ultimo chilometro, Benni non soltanto non vince la gara su strada più famosa del tempo, ma incorre nella squalifica. In Germania, dove si è recato per partecipare a folli corse su pista di terra battuta, lo raggiunge la moglie, che gli è compagna in una gara di sidecar. Anche grazie alla vincita in denaro Benni riscatta un prototipo innovativo del suocero Lorenzo, ad iniezione diretta: la “Freccia”, costruita per la gara di Monza. Qui Benni ha per avversario l’ing. Angelini, ex pilota, in gara su un prototipo simile ma ancora non messo perfettamente a punto. Il pericolo lo attende alla fantomatica Curva Parabolica del circuito monzese, ai tempi detta Curva del Porfido…